L’amore come droga: dipendenza

La negazione di sé

 

Il dizionario Treccani definisce la parola dipendenza come: la condizione, in cui un individuo si trova, di incoercibile bisogno di un prodotto o di una sostanza, soprattutto farmaci, alcol, stupefacenti, a cui si sia assuefatto, e la cui astinenza può provocare in lui uno stato depressivo, di malessere e di angoscia.

Ma in questo articolo non voglio né parlare delle dipendenze da sostanze, né delle “new addiction” o dipendenze comportamentali. Bensì, voglio parlare di quei comportamenti che sebbene non arrivino ad essere effettivamente delle addiction costituiscono comunque una dipendenza.

 

La dipendenza non patologica

Tra le “new addiction” esiste la love addiction, che si verifica nel momento in cui una persona trasforma in ossessione il rapporto con un’altra persona, rendendolo così necessario alla sopravvivenza.

Questo tipo di comportamento spesso deriva da una negazione interna di una paura o un vuoto, che si cerca di colmare in qualche modo.  Questo porta a chiudere gli occhi davanti alla realtà.

In particolare, si tende ad essere eccessivamente disponibili e a tollerare comportamenti o azioni negative (a volte violente) e soprattutto ci si nega. La negazione delle nostre volontà avviene per semplice e pura paura di perdere il partner e rimanere da soli con noi stessi.

Perché si verifichi questa situazione, però, non serve che vi sia un’addiction o una malattia mentale, basta semplicemente che uno dei due partner chiuda gli occhi e si faccia dominare dalla paura.

Pertanto, anche in questa situazione si parla del conflitto tra parte valida e parte nulla.

Quando la parte nulla (paure, insicurezze e dubbi) prevale sulla parte valida, ecco che può nascere la dipendenza. Basta davvero poco.

Questo inoltre non significa che la persona dipendente sia diventata ossessionata dal partner, ma significa semplicemente che finirà per accettare passivamente quasi tutti i comportamenti del partner non espletando quelli che sono i suoi desideri e le sue volontà. Ovvero si annullerà ogni qualvolta possa esserci anche la minima possibilità di un conflitto.

Tale comportamento però non solo non evita il conflitto, ma al contrario lo cova. Facendo sì che ad un certo punto, anche senza discussioni, i problemi si palesino in altri modi, come ad esempio la mancanza di libido.

 

Come risolviamo?

Prima di tutto non bisogna aver paura delle crisi. Sono del tutto normali e si tratta di step necessari che spesso portano ad un miglioramento della vita di coppia, l’importante è affrontarle. Lo stesso discorso vale per le paure. L’importante è sempre riuscire a capire e a non cadere vittima delle stesse.

Una volta comprese le nostre paure e le nostre volontà, bisogna cercare di fare del nostro meglio per esprimerle e comunicarle al nostro partner.

Nel momento in cui se ne sarà parlato, se l’altro accetta e capisce, allora si può andare avanti e condividere la nostra realtà. Ricordandoci sempre chi siamo e cosa vogliamo. Nel caso in cui, invece, questa non venga accettata, allora bisogna pensare a come stiamo con l’altro, a quanto stiamo e se i nostri momenti di felicità superano quelli di tristezza e confusione, allora bisogna provare a far capire ed accettare la nostra volontà a chi ci sta di fronte in altri modi.

Ma soprattutto non dobbiamo aver paura e dobbiamo ricordare che la nostra volontà ed i nostri bisogni sono importanti tanto quanto quelli dell’altro.

Naturalmente, è molto facile a dirsi e meno a farsi, ma se piano piano ci si riconosce la possibilità di esaudire e sostenere le nostre volontà, allo stesso modo si riuscirà a comprendere poco alla volta come reagire in queste situazioni.

 

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