Semplicemente No

La parola più difficile al mondo

 

Come descritto anche nella mia biografia sono una neolaureata in marketing e in questo momento sto cercando un lavoro.

Purtroppo, ultimamente sto avendo molte difficoltà a trovarlo, nonostante i numerosi colloqui. Purtroppo (anche se spero di no) credo che si tratti di una realtà comune a molti di noi.

Si mandano centinaia di curriculum, si fanno colloqui a spron battuto e poi puntualmente non si viene ricontattati o si riceve un no come risposta.

Certo, la situazione non è delle migliori, questo è sicuro, ma è anche vero che in alcuni casi questa è solo una scusa.

Riflettendo e discutendone con alcune persone, sono arrivata a capire che nel mio caso il problema risiede nella mia personale impossibilità di dire NO.

 

Il NOstro cervello

Alcune ricerche svolte dalla studiosa V.Bohns, pubblicati sul Personality and Social Psychology Bulletin, dimostrano come dire di no a qualcuno sia effettivamente complicato per alcune persone.

Secondo questi studiosi, nel nostro cervello ogni volta che dobbiamo dire di no, si attiva una reazione legata alle esperienze passate in cui ci siamo sentiti rifiutati. Questo accade perché da un punto di vista neuroscientifico, sembra che il cervello reagisca in modo più forte ai ricordi e alle informazioni negative.

Un’ulteriore conferma a riguardo la dà un articolo pubblicato su the Conversation. La ricerca afferma che i ricordi di esperienze traumatiche o negative, vengono codificati in vari siti del cervello che ne elaborano aspetti differenti.

Se si pensa ad una situazione di pericolo (come una minaccia imminente) si può notare che essa è seguita da una serie di sensazioni e sentimenti. I sensi possono acuirsi, contribuendo al rilevamento amplificato e alla risposta alla minaccia. Si può sperimentare formicolio o intorpidimento negli arti, così come mancanza di respiro, dolore toracico, sentimenti di debolezza, svenimento o vertigini. I vostri pensieri possono correre o, al contrario, si può sperimentare una mancanza di pensieri e sentirsi distaccato dalla realtà. Terrore, panico, impotenza, mancanza di controllo o caos possono prendere il sopravvento.

Queste reazioni sono automatiche e non possono essere arrestate una volta che sono iniziate, senza riguardo alle sensibilità successive di colpevolezza o di vergogna circa una mancanza di lotta o di volontà.

Dato che i ricordi espliciti del trauma riflettono il terrore dell’esperienza originale, questi possono essere meno organizzati dei ricordi acquisiti in condizioni meno stressanti. Pertanto, in genere sono più vividi, più intensi e più persistenti.

Naturalmente, tutto questo è strettamente legato ad una necessità di sopravvivenza che dipende dal nostro cervello primitivo e dalle nostre emozioni.

In aggiunta, sempre secondo la dottoressa V. Bohns, le persone possono accettare di compiere un atto addirittura moralmente deplorevole, solo per sentirsi parte di un gruppo. Pertanto, risulta ancora più complicato per alcuni di noi poter dire di no. Questo ragionamento che il nostro cervello fa, in economia è anche conosciuto come “Confirmation Bias” o “Euristica della conferma”.

 

La NOstra mente

Questa difficoltà di dire NO viene studiata anche da un punto di vista psicologico e non solo neuroscientifico.

Secondo la psicologia questa incapacità da parte dell’individuo, si traduce in una impossibilità a rifiutare le richieste degli altri e a dare la giusta importanza ai propri desideri e bisogni.

Questa nostra mancanza naturalmente risiede nelle nostre esperienze di vita e nella nostra educazione, che più o meno inconsciamente abbiamo assorbito con il passare del tempo.

Molto spesso infatti, la difficoltà a dire di NO (o di dire sempre si) è associata ad una paura dell’abbandono, del conflitto o del giudizio altrui.

Pertanto, inconsciamente si tende ad associare al no, una morte ideale (interna), per cui ogni mia azione o volontà che risulta in conflitto con quella di un terzo porterà alla “morte” di quest’ultimo.

(ATTENZIONE!!!!! Possibili spoiler per chi non ha visto Rapunzel)

Un esempio calzante è Rapunzel. Nel film la principessa è esattamente colei che non riesce a dire di no. Rimane segregata nella torre soffocando per anni la sua voglia di uscire ed essere libera, incapace di esprimere il proprio volere alla strega per paura di ferirla. Incapace di dire no a sé stessa per paura di soffrire.

Nonostante ciò, durante la favola, grazie ad un possente NO rivolto a sé stessa e a Madre Gothel, Rapunzel riesce ad uscire dalla torre e a vivere finalmente la sua vita.

Voi direte: ma alla fine Madre Gothel muore però!

SI è vero! La differenza è che si tratta di una morte che è rinascita e liberazione e non di un abbandono. Rapunzel, che ha imparato a dire di no e ad ascoltare sé stessa, è finalmente libera di esprimersi.

Naturalmente, c’è anche chi può pensare che al contrario di quanto appena espresso, nella realtà Rapunzel abbia imparato a dire di sì.

Beh, la volete sapere una cosa … il succo del discorso è esattamente lo stesso.

Sì e no sono due lati della stessa moneta. Nel momento in cui impariamo a dire di sì alla nostra parte valida (rispettare i nostri voleri e desideri) allo stesso tempo diremo di no alla nostra parte nulla (le nostre paure ed insicurezze).

Esatto. Questo perché in realtà, quando diciamo di sì a qualcosa o a qualcuno stiamo dicendo no alla nostra parte valida. Quando vorremmo dire NO, ma in realtà diciamo SI imponiamo a noi stessi qualcosa che non vorremmo, così facendo soffochiamo quei desideri che invece ci potrebbero far crescere e renderci unici.

Per essere felici e cercare di affermare la nostra unica e personale realtà dobbiamo imparare a riconoscere e dire di No a tutto ciò che in qualche modo può frenarci.

 

E quindi?

Quindi iniziamo ad amare questa parola.

Smettiamo di pensare che chi dice di no è egoista. Proviamo a dirla più spesso e se necessario facciamo anche delle prove.

Impariamo ad ascoltarci e a capire quanto la nostra risposta è legata alla nostra parte valida o a quella nulla.

Piano piano, un NO alla volta, i miglioramenti si vedranno.

Si raggiungeranno tantissimi traguardi (materiali e non) e con il passare del tempo e con l’esercizio, riusciremo a pronunciare il NO in modo più tranquillo e consapevole.

 

 

 

 

 

 

 

Bohns, V. and Flynn, F., 2013. Guilt by Design: Structuring Organizations to Elicit Guilt as an Affective Reaction to Failure. Organization Science, 24(4), pp.1157-1173.

Bohns, V., Roghanizad, M. and Xu, A., 2013. Underestimating Our Influence Over Others’ Unethical Behavior and Decisions. Personality and Social Psychology Bulletin, 40(3), pp.348-362.

Debiec, J., 2018. Memories of trauma are unique because of how brains and bodies respond to threat. [online] The Conversation. Available at: https://theconversation.com/memories-of-trauma-are-unique-because-of-how-brains-and-bodies-respond-to-threat-103725

Newark, D., Flynn, F. and Bohns, V., 2013. Once Bitten, Twice Shy. Social Psychological and Personality Science, 5(2), pp.218-225.

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